Prendo spunto da un post del compagno di merende sulla fiction "joe Petrosino" per parlare di un argomento che, date le mie origini calabresi (di cui peraltro vado assai fiera), mi sta molto molto a cuore: la mafia.
Mi fa piacere che ogni tanto qualcuno si ricordi di parlarne perchè, dal mio punto di vista, il problema fondamentale è che qui al nord la maggior parte delle persone non ha la percezione di cosa siano REALMENTE camorra, cosa nostra, 'ndrangheta, sacra corona ecc.; la mafia è percepita quasi come un fenomeno, non dico "folkloristico", ma sicuramente lontano, appartenente ad una società selvaggia, quasi arcaica.
Credo che buona parte della gente non si renda conto della direttissima connessione che c'è in questo paese fra la mafia e le forme di illegalità di ogni genere, dal dilagante spaccio di droga (distribuita nelle discoteche che a loro volta appartengono a malavitosi di vario genere), alla prostituzione; dagli scandali finanziari, al lavoro sommerso; dallo sbarco dei clandestini sulle coste meridionali (gli scafisti non sarebbero in grado di fare nulla senza il "permesso" della criminalità italiana), al traffico di armi; dalle speculazioni edilizie in tutte le parti d'Italia all'appoggio a determinati politici ed amministratori in cambio di ogni genere di favori e così via...
la mafia non è il vecchietto con la coppola e la lupara; mafia vuol dire, al giorno d'oggi, soprattutto collusione con i poteri forti, con le banche, con la politica.
Mafia vuol dire anche assenza dello Stato, delle istituzioni; vuol dire clientelismo (problema che non a caso affligge tutto il paese e non solo il meridione); vuol dire ingiustizia, mancanza di speranza. La mafia DETURPA la coscienza delle persone, ruba ai giovani la possibilità di costruirsi un futuro con le proprie forza, le proprie capacità, frustra ogni spirito imprenditoriale, ogni voglia di rinnovamento.
Questo è, ai miei occhi, la mafia; magari mi sbaglio, anzi spero di sbagliarmi, spero di aver esagerato...