Come al solito sono un po' di fretta, ma vi lascio un articoletto che ho trovato oggi su epolis e che esprime un pensiero che condivido in pieno, in tutto e per tutto.
Sono piccole cose forse, piccoli squarci di vita quotidiana che non hanno nessuna rilevanza se messi a confronto con i grandi avvenimenti del mondo; eppure credo sia necessario riflettere sull'inaridimento delle persone, sugli atteggiamenti sempre più frequentemente intolleranti che assumiamo, sull'incapacità di dialogare con gli altri e di venire loro incontro: per cambiare le cose bisogna partire sempre da quelli che ci sembrano "dettagli"...
Buona serata a tutti
p.s. non mi esprimo sul successone della conferenza organizzata oggi da Acido Politico perchè non voglio farmi trasportare dall'entusiasmo e sembrare troppo autoreferenziale o galvanizzata! Vi dico solo che quando ho visto tutte quelle persone ho sgranato gli occhi e sono rimasta senza parole come una bambina che si ritrova davanti a un elefante!
"Lasciamoci voler bene, è gratis
Il mio amico Maurizio Marsico, settimana scorsa, ha fatto davvero arrabbiare un bel po’ di commesse. Io capisco il suo sfogo, a tutti noi è capitato l’incontro con commessi incompetenti e maleducati che ci ha mandato fuori dai gangheri, però trovo il suo articolo sintomatico di una deriva che tutti noi milanesi abbiamo preso da troppo tempo: facciamo la fila in Posta guardandoci rabbiosi pronti a litigare alla prima occasione, sgomitiamo per superare le persone sui marciapiedi, non cediamo il posto a nessuno, anziano o incinta che sia, stiamo sempre attenti che nessuno ci freghi, sospettiamo di tutti. Le gentilezze ci disorientano. L’altro giorno mia moglie, dopo aver preso un volantino ha ringraziato chi lo distribuiva. Il ragazzo l’ha guardata con sospetto, bilioso: «Grazie di cosa?» le ha detto, duro. Io resto dell’idea che sorridere sia meno faticoso che accigliarsi come cani idrofobi nei confronti di chi mi sta vicino appeso come me al passamano dell’autobus e che, come me, ha avuto un difficile risveglio e una difficile settimana lavorativa. Siamo diventati cattivi. Pretendiamo, ma non diamo nulla. L’autobus se arriva in ritardo fa arrabbiare pure me, ovvio, però perché prendersela con quel povero cristo che sta al volante? I vigili ci fanno incazzare, i controllori ci fanno incazzare, i commessi ci fanno incazzare, tutto il mondo ci fa incazzare. Ne vale la pena? E quanto facciamo incazzare noi gli altri con il nostro sguardo furibondo e il nostro atteggiamento collerico? Perché, vedete, se manchiamo di tolleranza, a furia di urlare "al lupo, al lupo" ogni volta, anche per inezie, andrà a finire che quando davvero avremo bisogno di un aiuto, di solidarietà, nessuno vorrà darcela. Perché non si sa mai. Perché magari quello mi vuole fregare. Perché non mi fido di nessuno. Perché è meglio che me ne stia chiuso in casa mia, e fottiti mondo! Io non voglio vivere così. Da qualche tempo c’è un’iniziativa semplice e disarmante, in giro per il mondo: gente che abbraccia sconosciuti. Così, gratis. Senza alcun ritorno se non il piacere di un caldo abbraccio. Lasciatevi andare, per una volta nella vita. Fidatevi. Fatevi abbracciare, è riposante, è umano, è semplice. Abbandonatevi e per una volta non sospettate che chi vi abbraccia, in realtà, sta cercando sotto sotto di fregarvi il portafogli."
Il mio amico Maurizio Marsico, settimana scorsa, ha fatto davvero arrabbiare un bel po’ di commesse. Io capisco il suo sfogo, a tutti noi è capitato l’incontro con commessi incompetenti e maleducati che ci ha mandato fuori dai gangheri, però trovo il suo articolo sintomatico di una deriva che tutti noi milanesi abbiamo preso da troppo tempo: facciamo la fila in Posta guardandoci rabbiosi pronti a litigare alla prima occasione, sgomitiamo per superare le persone sui marciapiedi, non cediamo il posto a nessuno, anziano o incinta che sia, stiamo sempre attenti che nessuno ci freghi, sospettiamo di tutti. Le gentilezze ci disorientano. L’altro giorno mia moglie, dopo aver preso un volantino ha ringraziato chi lo distribuiva. Il ragazzo l’ha guardata con sospetto, bilioso: «Grazie di cosa?» le ha detto, duro. Io resto dell’idea che sorridere sia meno faticoso che accigliarsi come cani idrofobi nei confronti di chi mi sta vicino appeso come me al passamano dell’autobus e che, come me, ha avuto un difficile risveglio e una difficile settimana lavorativa. Siamo diventati cattivi. Pretendiamo, ma non diamo nulla. L’autobus se arriva in ritardo fa arrabbiare pure me, ovvio, però perché prendersela con quel povero cristo che sta al volante? I vigili ci fanno incazzare, i controllori ci fanno incazzare, i commessi ci fanno incazzare, tutto il mondo ci fa incazzare. Ne vale la pena? E quanto facciamo incazzare noi gli altri con il nostro sguardo furibondo e il nostro atteggiamento collerico? Perché, vedete, se manchiamo di tolleranza, a furia di urlare "al lupo, al lupo" ogni volta, anche per inezie, andrà a finire che quando davvero avremo bisogno di un aiuto, di solidarietà, nessuno vorrà darcela. Perché non si sa mai. Perché magari quello mi vuole fregare. Perché non mi fido di nessuno. Perché è meglio che me ne stia chiuso in casa mia, e fottiti mondo! Io non voglio vivere così. Da qualche tempo c’è un’iniziativa semplice e disarmante, in giro per il mondo: gente che abbraccia sconosciuti. Così, gratis. Senza alcun ritorno se non il piacere di un caldo abbraccio. Lasciatevi andare, per una volta nella vita. Fidatevi. Fatevi abbracciare, è riposante, è umano, è semplice. Abbandonatevi e per una volta non sospettate che chi vi abbraccia, in realtà, sta cercando sotto sotto di fregarvi il portafogli."
Gianni
Biondillo
*Architetto, scrittore
1 commento:
ciao, passavo di qua e ti saluto.
Un abbraccio virtuale
G.B.
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