Quando ero piccola pensavo sempre di essere la più povera del gruppo...
Per carità, ciò non mi ha mai provocato particolari complessi, ma ho sempre creduto che, il fatto che gli altri all'uscita di scuola potessero avere 10 pacchetti di figurine, mentre io a malapena ne ricevevo uno; il fatto che loro avessero centinaia di barbie, ken, cagnolini-rosa di barbie, camper multi-mega-accessoriati di barbie, scarpette da golf, da tennis e da calcio per barbie, vestitini da beach-volley, da prima-della-scala o da servizio milatare per barbie, quando io, invece, dovevo accontentarmi di quei poveri corpicini di plastica (spesso indegnamente nudi) coi capelli crespi o rasati a zero già passati dalle mani impietose della mia dolce sorella; il fatto che loro potessero cambiare i loro coloratissimi zaini ogni anno, mentre io ero costretta a girare sempre con quello che allora mi sembrava l'oggetto più "NERD" al mondo (lo zaino con le rotelle)...insomma tutte queste cose mi apparivano come la netta, inequivocabile, inappellabile dimostrazione della povertà della mia famiglia.
Verso gli 11/12anni , auto-censuravo addirittura le mie richieste convinta che il tamagotchi, le scarpe da tennis ultimo modello con le bolle depressurizzate per saltare più in alto che mai, il computer, la colonna sonora originale di Titanic ecc. non sarebbero mai state alla nostra portata.
Certo, qualcosa non tornava: mia sorella frequentava un'università privata, viaggiavamo spesso, visitavamo dei bei posti (ma mai quei paradisi esotici-caldi-tutto-l'anno millantati dai miei amici...) e, in fondo, non ci mancava niente, ma io ero sempre convinta di essere la più povera.
Solo oggi, dopo una lunga, lenta e traumatica presa di coscienza, capisco davvero che quello dei miei genitori era un modo di educarmi; un tentativo di tenermi lontana e protetta dal pericoloso consumismo che ormai ti "rapisce" sin da bambino, inducendoti ad avere sempre più bisogni forzati, inutili; la mia famiglia ha cercato di trasmettermi dei valori, oserei dire una gerarchia di valori, che io ho senza dubbio fatto mia, in cui i beni materiali hanno sempre avuto poca importanza.
Oggi, che a ventun anni mi vedo circondata da una Milano supeficiale; dove l'importante è vestire di firma (vera o falsa che sia); dove gli argomenti più gettonati sono gli sconti dell'esselunga o la gentilezza delle commesse da Louis Vuitton; dove se a 18 anni non ti comprano la macchina sei un loser; dove se non spendi almeno 8 euro di cocktail "allora come fai a divertirti?", dove il sabato mattina alle 10 la vigevanese di riempie di acquirenti del w-end e dove la domenica tutti i supermercati sono aperti...beh, io ai miei genitori dico un grazie grosso come una casa!
Per tutti i no alle pretese inutili che a me sembravano indispensabili per uniformarmi ai miei amichetti; per aver investito così tanto (da tutti i punti di vista) nella mia "educazione teatrale", nei nostri viaggi, nella nostra "cultura gastronomica"; per avermi trasmesso una passione civica e politica notevole; per avere comprato il video-registratore quando ormai era troppo tardi per rincoglionirmi 7 giorni su 7 davanti ai film della disney e per tante altre cose.
Baci e abbracci diffusi
Benni